LA SOCIOLOGIA DI MATRIX, OVVERO: COSA NE AVREBBE PENSATO GOFFMAN
Il signor Anderson si ritrova lungo la sua esistenza a condurre due vite diverse e parallele: da una parte è un rispettabile giovanotto che lavora per una ditta di informatica, ha uno stipendio discreto, paga regolarmente le tasse e “aiuta le vecchiette a buttare la spazzatura”; dall’altra è un temuto hacker che si presenta nel mondo cibernetico sotto il nome di Neo.
Questo equilibrio stabilitosi tra un’apparente doppia personalità viene a rompersi nel momento in cui il protagonista decide di seguire il Bianconiglio: -Allaccia le cinture Alice, perché di meraviglie ora ne vedrai un bel po’-.Neo avvertiva in sé una certa inquietudine, una diffidenza verso il mondo, verso la propria vita, qualcosa di non esattamente riassumibile con “senso di insoddisfazione”. Questo primo sdoppiamento della propria personalità in due esseri, rappresenta nel film un primo indizio verso ciò che muove il senso dell’opera e, in realtà, della nostra esistenza: la ricerca. Neo è però quasi già consapevole di non poter operare liberamente in vista di ciò che sta cercando nel mondo cui appartiene. La soluzione più semplice è dunque mettersi una maschera, liberare il proprio spirito, trasformarsi in un hacker notturno e disperatamente mettersi alla ricerca di qualcosa che non trova perché non ha coscienza di quale sia precisamente il proprio scopo.
Interviene allora il Bianconiglio, che condurrà Alice-Neo in un mondo di meraviglie che mai si sarebbe aspettato. Morfeus e Trinity tentano di spiegare al protagonista cosa stia succedendo, perché egli si sente perennemente fuori posto, ma nulla potrà convincerlo quanto il provare sulla propria pelle l’esperienza che i due hacker gli stanno offrendo. Il filo conduttore del film comincia da qui a dipanarsi: pillola rossa o pillola blu? Ciò che Morfeus offre a Neo non è il sapere, non è una nuova vita, non è la felicità. Morfeus offre a Neo una scelta, gli offre la consapevolezza, la responsabilità. Gli offre la possibilità di togliersi la maschera e, da pubblico, tramutarsi in attore. È attraverso questa scelta che emerge la profonda umanità di Neo, in quanto non manca di dimenticare che l’uomo non è pura istintività. L’uomo ha il pieno possesso del proprio libero arbitrio ed è questo che lo rende diverso dall’animale. Scegliendo di ingerire la pillola rossa, Neo acquisisce la possibilità di sapere cosa succede realmente dietro le quinte. Si rende conto di non essere attore della propria vita, ma che sta conducendo la sua intera esistenza da pubblico. Scopre di essere l’imperfezione di un sistema in cui ci sono attori molto più grandi e potenti che stanno conducendo uno spettacolo diverso da ciò che egli credeva essere il mondo. Uno spettacolo che ha molto di onirico, è dunque un sogno dal quale è difficile svegliarsi.
Neo, aprendo gli occhi, rinuncia agli agi, alle comodità, alla tranquillità della sua banale esistenza, alla sicurezza della monotonia, rinuncia in sostanza alla propria routine. In compenso scopre cosa lo tormentava. Il mondo in cui egli credeva di vivere non esiste. È pura finzione, un palcoscenico perfetto costruito con l’unico scopo di mantenere la pace tra i padroni e i servi, grazie all’ignoranza di questi ultimi. È una versione moderna della legge darwiniana secondo la quale il più forte sopravvive alle spese del più debole. Il più forte stavolta, però, non è l’uomo. Le macchine hanno costruito questo mondo perfetto per cancellare dalla memoria degli uomini quei campi sterminati in cui essi stessi sono la pianta da coltivare, un mondo in cui le ceneri dei morti servono ad alimentare i vivi, che a loro volta forniscono l’energia necessaria per il corretto mantenimento dei padroni.
Neo si sveglia da tutto questo, si ritrova a dover combattere contro le macchine, a viaggiare di nascosto in una specie di sottomarino, a dover consultare un Oracolo che lo convincerà di essere l’Eletto e poter sfidare quel mondo fittizio che tiene prigioniera la specie umana.
Segue