Arte in movimento
Flora Veneran Pupinato Monetti Ennia Gobbo
Sabato 5 maggio presso l’Auditorium Galleria "Mario del Monaco" a Catena di Villorba, con il patrocinio del comune , Assessorato alla cultura di Villorba è stata inaugurata la mostra “Arte in movimento” di Ennia Gobbo e Flora Veneran.
Ennia e Flora vivono un percorso artistico che le ha viste condividere scelte importanti che hanno delineato alcune caratteristiche della loro personalità. L’interesse per le ceramiche è stato determinante nell’infondere quella precisione di mano, quell’eleganza pulita che si realizza in una suggestiva mobilità espressiva, nelle linee dei paesaggi, delle ville, di quelle metafore classiche che ricordano il passato, la gloria di Venezia e dell’entroterra, di luoghi famosi ma soprattutto dove la bellezza fa da padrona e come i grandi artisti hanno lasciato la loro impronta personale.
Flora Veneran: ceramiche
Flora Veneran: ceramiche
Ennia Gobbo: "Venezia"
Ennia Gobbo: "Porticciolo"
Così Ennia e Flora hanno colto questi riferimenti creando, con la loro abilità opere di gusto particolare, le hanno trasformate in un’identità propria. Poi le tappe artistiche si susseguono in punti diversi, ma senza perdere quel contatto primordiale che per loro è stato costruttivo e di costante riferimento.
Flora oltre alle ceramiche e porcellane si dedica all’incisione all’acquaforte e alla vetrofusione,
Flora Veneran: vetrofusione
mentre Ennia si lascia avvincere soprattutto dalla pittura. Per entrambe sono rilevanti i rapporti con correnti artistiche, sia classiche sia moderne intorno cui lasciano spazio alla creatività.
In questa mostra hanno portato opere significative che esprimono soprattutto il momento attuale, quello che è per loro contemporaneamente un punto di arrivo e uno stimolo alla ricerca, dove l’uso delle tecniche, la qualità artistica si delinea maggiormente.
La pittura di Ennia Gobbo, manifesta un forte sincronismo tra l’emozione tonale e plastica e la materia prodotta, i colori acrilici, le partiture essenziali, geometricamente strutturate, risvegliano il dato sensoriale destinato a caratterizzare l’idea-immagine.
Ennia Gobbo: "Inizia il disgelo"
Ennia Gobbo: "Facciata veneziana"
Ciò che è verosimile suscita la sorpresa dell’inverosimile, il saliente si seleziona dal secondario, il segno e il colore paiono invertirsi perché il primo toglie ogni vaghezza al secondo e viceversa.
L’immagine si apre a pochi elementi, nell’allusività di ritmi e di una luce che li fonde, i movimenti e i segni diventano colore che si spezzano e si ricompongono, riflettono anche il non espresso, come uno specchio che riecheggia, in “percorsi” ed “emozioni”, i primi determinati proprio da quei rossi che si fondono nei viola, si perdono in macchie di luce sfuocando nel bianco, o dal contrasto di fusione intorno a cui il taglio di luce crea sussulti dell’animo.
O quella vista al “porticciolo” così che i gialli sono ori di luce e gli azzurri si dischiudono come squarci in un’atmosfera un po’ surreale.
La natura ha una forte incisività in Ennia, dalle macchie colorate dei fiori, ai passaggi tonali delle stagioni, “Inizia il disgelo”, all’alternarsi della luce nel “Riflesso di una notte”
Ennia Gobbo: "Riflesso di una notte"
o in “Si spengono le luci”, ma la forza viene dal gioco delle ombre, il taglio dei piani, nell’insieme quasi surreale. Poi le facciate Veneziane, dalle quali riaffiorano i ricordi e la forza del rosso invade di colore e di energia e tende a trasmettere questa estasi di sogno, anche se si percepisce un po’ il senso dell’abbandono. Non c’è una visione assoluta della realtà, ma un’astrazione di sensazioni e sono proprio i colori che animano questo insieme, in una logica geometrica per organizzare i ritmi, in passaggi che si cocludono di solito in una dominante cromatica “Percorso nel giallo”, “In piena luce”,
Ennia Gobbo: "In piena luce"
un qualcosa di razionale e di poetico insieme.
Non manca una testimonianza del suo legame con la ceramica, in un “Omaggio a Canaletto” su piastra e due testine in terracotta una bronzata e l’altra in bianco, dove si può notare lo studio delle forme e il riconoscimento a un grande maestro.
Flora ha seguito nella mostra i passaggi del suo repertorio artistico: ceramiche e porcellane, acqueforti, vetro fusione, esperienze di momenti molto vicini, dove la scelta dei soggetti è spesso una risposta personale di un particolare momento e vissuto. La precisione segnica è determinante nella realizzazione dei soggetti, ma indubbiamente vi è un gusto particolare nella scelta cromatica, mentre nelle ceramiche e porcellane monocromatiche ritroviamo le caratteristiche tecniche dell’incisione, dove lo spazio è interpretato come elemento unificante, riconoscibile nella luce, così ogni volume vi risulta assorbito con valori di naturale incidenza cromatica. Le stesse linee di contorno sono surrogate dalla definizione visiva dell’immagine attraverso le linee di chiaroscuro riprese tramite accostamenti, stacchi o l’infittirsi della tratteggiatura, con effetti quasi fotografici.
Nelle opere policrome cambia l’impostazione e la ricerca dei soggetti e si avvicina maggiormente al gusto della vetrofusione.
Flora Veneran: mosaico policromo
Sembra quasi ci siano due momenti fondamentali da rilevare in questi lavori: uno esterno e uno interno, il primo lo ritroviamo proprio nella grafica,
Flora Veneran: incisione
nei paesaggi, negli scorci, nell’elaborazione delle architetture, in cui si mantiene fedele alla realtà. Il secondo lo identifichiamo in una fase più emozionante, dove l’intreccio cromatico alimenta l’originalità dei soggetti che divengono simboli interiori e inventano espedienti ambientali; i tasselli colorati e la varietà strutturale si presentano liberi, ora più sagomati, ora densi, concentrati, leggeri, vaporosi, nello spettro di aloni luminosi e trasparenti.
Soprattutto nelle opere in vetrofusione e nelle porcellane colorate, il richiamo artistico è inteso anche come modo di rivivere ed omaggiare momenti classici e ben riconoscibili dell’arte.
Flora Veneran: "Liberty"
Flora Veneran: "Damigelle alla fontana"
Nei piatti le scene ricordano le decorazioni delle ville, l’esaltazione mitologica, “Liberty”, “Diana”, “Damigelle alla fontana”, ma anche la venezianità con le decorazioni in oro, il mosaico, dove è forte il gioco geometrico legato al simbolismo che si rileva anche nell’elaborazione degli animali: il pavone, Il gallo, lo scarabeo.
Flora Veneran: mosaico
Flora Veneran: "Il pavone"
Flora Veneran: "I cavalli" - omaggio a Klimt
Il tono più classico, gli accostamenti ben calibrati si convertono in spazi coniugati ad orizzonti ricchi di toni sommessi e inattesi, gli ambienti si trasformano in “realtà ideali”, proprio per mantenere la funzione celebrativa originale.
Nelle opere in vetrofusione Flora esprime tutta se stessa dando libero sfogo alla creatività, coniugando nell’insieme l’aspetto più tecnico con quello emozionale e i soggetti diventano quasi un modo di vivere, di decorare, di rivisitare le proprie esperienze e conoscenze artistiche: l’intreccio con il mosaico, la decorazione in oro, il richiamo veneziano delle murrine, le icone Bizantineggianti, l’omaggio a Klimt. Sono momenti significativi nell’impostazione di lavori la cui interpretazione è piuttosto varia, dai grandi quadri, all’oggettistica, alla realizzazione di vere sculture in vetro. In questa tecnica a volte gioca molto l’imprevisto, poiché nella cottura e nella fusione, alcuni passaggi naturali dovuti alla tecnica stessa, possono incidere sulla visione dell’opera e diventano determinanti nel creare il movimento del soggetto, per cui l’abilità di ben comporre scegliere il materiale è risolutivo nell’esito finale.
Flora in queste opere spesso realizza una sintesi di momenti che per la varietà dei soggetti diventano quasi una favola legata alla sua personalità.
Prof. ssa Lidia Mazzetto