L’affresco tiepolesco di villa Bianchini al Comune di Mirano
L’affresco “Il Merito e la Fama” che Giandomenico Tiepolo realizzò presso villa I maggio (o villa Bianchini, già Angeloni) a Zianigo è divenuto proprietà del Comune di Mirano.
Come si ricorderà, la villa veneta, ubicata tra via Scortegara e il rio di Veternigo, fu acquistata dal Comune per decisione del Consiglio Comunale eletto con il Sindaco Roberto Cappelletto nella prima seduta del 16 maggio 2008. Il bene culturale era stato comperato tramite prelazione al prezzo di € 1.801.000,00 dopo che l’I.P.A.B. “ Luigi Mariutto” lo aveva già aggiudicato mediante pubblico incanto a due società private.
Nell’acquisto non era compreso l’affresco tiepolesco poiché, su prescrizione della Soprintendenza regionale per i Beni e le Attività Culturali, dalla cessione di villa Bianchini era esclusa tale opera per tutelarla ed impedire che potesse essere asportata e trasferita altrove, con grave danno al patrimonio culturale ed artistico del Miranese.
In seguito la Regione, avendo appurato che il diritto di proprietà della villa era entrato nel patrimonio pubblico del Comune di Mirano, ha precisato che nel trasferimento di proprietà dell’immobile poteva ritenersi ricompreso anche l’affresco. Di recente il Comune ha preso atto, tramite una delibera del Commissario Prefettizio, che con il trasferimento della proprietà di villa Bianchini è stato acquisito al patrimonio comunale anche l’ affresco.
Ora il Comune valuterà le opportune misure di conservazione e valorizzazione dell’opera.
Giandomenico Tiepolo: "Il Merito e la Fama"
Giandomenico Tiepolo, figlio maggiore di Giambattista, fu chiamato a realizzare l'affresco ovale “Il Merito e la Fama” dalla famiglia Angeloni, a seguito della ristrutturazione e dell’ampliamento della villa, di origine seicentesca, avviati partire dalla metà del 1700. L’affresco fu dipinto sul soffitto della prima stanza a destra del salone del piano terra, incorniciato da un profilo di stucco. Esso costituisce probabilmente solo la parte realizzata di un progetto più vasto, che doveva interessare la stessa stanza o anche altri ambienti dell'edificio. Il soggetto allegorico, genericamente celebrativo dei committenti, riunisce in un accostamento usuale le raffigurazione del Merito, vecchio barbuto vestito con ricchi abiti, coronato d'alloro con il libro e lo scettro, che appare su uno sfondo roccioso, della Fama contraddistinta dalla statuetta di Minerva e della Virtù riconoscibile nella figura alata con la corona e la lancia.
Il lavoro è databile all'ultimo decennio del Settecento per confronto con un'opera di analogo soggetto e struttura compositiva, realizzata da Giandomenico per palazzo Caragiani a Venezia. Nel disporre le tre figure il pittore adotta in forma semplificata uno schema compositivo inventato dal padre: una figura, in questo caso il Merito è vista di scorcio all'estremità del dipinto per conferire un effetto di profondità al cielo mentre le altre due, abbracciate, appaiono sospese tra le nuvole.
L’esito non particolarmente brillante dell’opera, accentuato anche da una diminuzione nella resa dei modellati e dei passaggi chiaroscurali e da una certa usura del colore (causate da una ricopertura ad intonaco che lo oppresse a lungo e che fu poi rimossa), è dovuto alla difficoltà di Giandomenico di aderire ad un tema celebrativo consono alla fantasia del padre ma, in quegli anni, piuttosto estraneo alla sua visione pittorica, volta all'osservazione della realtà. Come attestato dagli affreschi, in particolare “Il mondo nuovo”, dipinti nella villa di famiglia che dista poche centinaia di metri da villa Bianchini.
Comunicato stampa